io

Questo è il luogo in cui racconto chi sono.

Sono nata e cresciuta a Milano, all’inizio degli anni ‘80 e dopo il liceo classico mi sono laureata in filosofia con una tesi in storia della filosofia islamica medievale.

Poi ho fatto una chiacchierata col “Nonnone”.

E poi ho deciso cosa fare da grande.

Ho continuato la carriera accademica? No. Mi sono iscritta alla scuola di giornalismo? Nemmeno.

Ho iniziato a occuparmi di piante.

Mi sono specializzata alla Scuola Agraria del Parco di Monza: partendo dalla manutenzione dei giardini e dalla potatura ornamentale degli alberi e degli arbusti  fino alla composizione floreale di alto livello. 

E ho imparato un principio chiave: che i fondamenti dell’armonia tra colori, forme e masse valgono in un mazzo di fiori come in un giardino. 

Mi piaceva l’arte floreale, apparteneva a una dimensione tipicamente “urbana” che si sposava bene con il mio contesto, ma non mi rispecchiava del tutto.

Sentivo il bisogno di radici e terra, di toccare ogni giorno la potenza della vita, di osservare la magia che il mondo vegetale racchiude in sé l’irrefrenabile forza che spinge ogni suo componente a perpetuare se stesso e a vivere in armonia con l’ambiente circostante.

Pur stando bene in città, avevo bisogno di Natura.

Ed è questo il cuore del mio lavoro: sono convinta che noi animali urbani siamo ormai così distanti dai luoghi che,anche solo marginalmente, ospitano la natura, da aver dimenticato quanto quella dimensione ci faccia stare bene.

Nel verde ci si rilassa, i ritmi frenetici cui siamo istericamente sottoposti rallentano lasciando spazio a un respiro in più, all’attenzione a un dettaglio, a un momento di quiete.

L’intimità che ci regala un ambiente naturale, il ritrovarsi, il riscoprirsi legati a qualcosa cui non siamo abituati a badare, non è paragonabile a nessun salotto ben arredato.

E allora eccomi qui!

Io creo ambienti, prevalentemente inseriti in contesti urbani, in cui la natura, nelle più svariate declinazioni, è la protagonista.

E nel fare questo, incentivo il nascere della relazione tra il committente e il suo spazio verde,senza la quale il mio lavoro è fallimentare.

Grande o piccolissimo che sia, più o meno essenziale o ricercato, il luogo verde deve accogliere ed essere accolto dal suo proprietario, in uno mutuo scambio di attenzioni e in un rapporto di reciprocità fondato sul godimento dell’altro. Il nostro accudimento per le piante sarà benefico per noi e per loro che, in cambio, appagheranno i nostri sensi.

Ed è questo il cuore del mio lavoro: sono convinta che noi animali urbani siamo ormai così distanti dai luoghi che,anche solo marginalmente, ospitano la natura, da aver dimenticato quanto quella dimensione ci faccia stare bene.

Dopo essermi perfezionata come tecnico progettista di spazi verdi alla scuola di Minoprio, ho fatto uno splendido tirocinio presso la Floricoltura Lorenzini dove ho conosciuto Pietro, un vero artista, profondissimo conoscitore delle piante e falegname, che è diventato il mio maestro.

“La stagista cunt i manasc”, la stagista con le manacce, così mi chiamava Pietro (e mi chiama tutt’ora!), perché dal primo istante la mia propensione a “usare le mani” è stata evidente.

Lì ho imparato a lavorare e ad ascoltare i sensi, aspetto imprescindibile di questo mestiere (Siamo un po’ selvatici, noi giardinieri…).

Non ho mai smesso di studiare, sono diventata Artista Giardiniere presso la Scuola Agraria del Parco di Monza e da allora  sono molto cresciuta.

Ho lavorato con bravi e meno bravi professionisti del settore, ho Sbagliato e imparato dai miei errori e oggi ho la fortuna di conoscere davvero moltissime persone capaci.

Tocco quotidianamente con mano che se non collaborassi con una lunga serie di professionisti seri e appassionati, non riuscirei a cavare un ragno da un buco. Giardinieri, climbers, architetti, vivaisti, librai, fabbri, produttori di arredamenti da esterni e ancora idraulici e muratori sono tutte persone fondamentali per il buon esito del mio lavoro. Io sono solo un “piccolo pezzettino”, per dirla con Lionni.

La mia professoressa di architettura del paesaggio a Minoprio diceva sempre che per fare giardini ci vuole cultura e aveva ragione.

L’ho capito negli anni. Se è vero che storicamente il giardiniere non è mai stato un personaggio finemente istruito, è vero anche che gli si è sempre attribuito un sapere “altro” dalla conoscenza delle semplici materie di studio; si tratta della conoscenza dei segreti che regolano profondi equilibri ignoti ai più, il che richiede una sensibilità, una pazienza, una curiosità, un entusiasmo e una caparbietà che non sono convenzionali.

Io mi sento un ibrido, con un insieme di contrasti, una chimera quasi: sono una giardiniera urbana nel 2022, anacronistica, laureata in filosofia e per di più femmina.

In un altro periodo storico mi avrebbero bruciata.